Fermo, città di origine sabina e romana, ha una storia ricca e complessa. Già abitata nell’età del bronzo, ha visto i primi sviluppi della civiltà Piceno-Fermana, con resti di mura megalitiche. La colonia Latina del 265 a.C. ha sfruttato la posizione favorevole per l’agricoltura e l’allevamento.
Il patrimonio storico di Fermo è visibile passeggiando per la città, con monumenti come le CISTERNE EPURATORIE ROMANE, un complesso idraulico augusteo del I secolo d.C., che raccoglieva acqua per la città e il porto. Il museo archeologico conserva reperti preistorici, etruschi, romani e della necropoli villanoviana, tra cui una testa di Augusto e una stele sepolcrale.
La Piazza del Popolo, centro storico e culturale, ospita il Palazzo del Governatore con portale rinascimentale e il loggiato di San Rocco, entrambi testimoni dell’arte e dell’architettura locale. Il palazzo degli studi, ex università e attuale biblioteca comunale, custodisce un vasto patrimonio librario e artistico, inclusi donazioni significative come il “Liber Horarum” di Cristina di Svezia.
Il palazzo dei Priori, collegato al palazzo degli studi, mostra diverse forme architettoniche rinascimentali e ospita una pinacoteca con opere di Rubens, Crivelli e altri. La piazza accoglie anche il palazzo Arcivescovile e chiese storiche come San Zenone e Sant’Agostino, simboli della presenza religiosa in città.
In sintesi, Fermo è una città che fonde storia, arte e cultura, con monumenti che raccontano il suo passato e contribuiscono alla sua identità unica.
Torre di Palme è un borgo medievale situato vicino al litorale adriatico, parte del comune di Fermo. Fondato su una collina strategica, è stato un avamposto difensivo per l’antica città di Palma, con il suo nome derivante dal latino “turris” (difesa) e “palmae” (della città di Palma). Il borgo ha radici agricole, evidenziate dai ritrovamenti di anfore che suggeriscono intensi commerci, incluso il vino “Marano” citato da Plinio il Vecchio.
Nel corso del millennio, ordini monastici hanno fondato il borgo attuale, costruendo la Chiesa di San Giovanni. Successivamente, i Canonici Lateranensi hanno eretto il Convento e la Chiesa di Santa Maria a Mare, con il priore che giocava un ruolo centrale, come dimostrato dalle numerose Bolle Pontificie e da un affresco nella chiesa che lo raffigura in posizione umile rispetto ai santi.
Nel XII secolo, gli eremiti di Sant’Agostino costruirono un’altra chiesa e un convento, dando inizio a dispute per la supremazia sui beni con la chiesa fermana. Federico II e suo figlio Manfredi hanno influenzato la storia del borgo, con il primo che ne ha promosso l’espansione e il secondo che ha restituito il controllo al Vescovo di Fermo.
Intorno al 1300, Torre di Palme ha adottato una forma di amministrazione laica con la costruzione del Palazzo dei Priori. Nel '500, il borgo è diventato un rifugio per famiglie nobili, che hanno contribuito all’abbellimento degli edifici religiosi. Artisti come Carlo e Vittore Crivelli hanno lasciato opere significative, come il polittico nella Chiesa di Sant’Agostino.
Con la diminuzione delle minacce, lo sviluppo si è spostato verso la costa. Nel Settecento, la zona ha visto scontri tra truppe napoleoniche e l’esercito napoletano. Dopo l’Unità d’Italia, Torre di Palme è entrata a far parte dei comuni del Regno, mantenendo la sua importanza storica e culturale.
Il Castello di Moresco è un gioiello architettonico situato sulla cima di una collina che domina la valle dell’Aso. Questa fortezza medievale è caratterizzata da una forma triangolare e da mura imponenti che racchiudono la famosa Torre Eptagonale del XII secolo, la Torre dell’Orologio con un portico rinascimentale e i resti della chiesa di S. Maria in Castro. L’affresco della “Madonna con bambino” di Vincenzo Pagani aggiunge un tocco di bellezza alla piazza principale del borgo, riconosciuto come uno dei più belli d’Italia e membro fondatore del club d’elite dei borghi più belli dal 2001.
Le origini di Moresco sono avvolte nella leggenda, con storie di mori audaci che si stabilirono nell’entroterra adriatico, ma anche i romani lasciarono tracce della loro presenza con residenze estive e macine per olio. Documenti storici menzionano Tebaldus comes de Morisco come signore del castello nel 1146, e nel 1266 la fortezza fu venduta al doge di Venezia Lorenzo Tiepolo. Il Cinquecento vide l’arricchimento di Moresco con chiese e opere d’arte, soprattutto del pittore Vincenzo Pagani. Nel 1600, il castello aveva una guarnigione e, dopo un periodo di perdita di autonomia, Moresco riacquistò lo status di comune nel 1910.
Tra le attrazioni principali, vi sono l’Archivio Storico del Comune, il Castello stesso con le sue vie medievali, la Torre Eptagonale che offre viste panoramiche, e la Torre dell’Orologio, restaurata nel 2001. Le chiese, come quella della Madonna dell’Olmo e il Santuario della Madonna della Salute, sono situate prevalentemente fuori dalle mura cittadine. Il Palazzo Comunale ospita una piccola pinacoteca con opere di Pagani e altri artisti. Il Museo di auto e Moto “Pietro e Roberto Nardoni” espone una collezione che va dalle carrozze ai moderni veicoli a motore.
Moresco ha anche dato i natali a personaggi illustri come lo scienziato e patriota Patrizio Gennari, il Cardinale Luigi Capotosti e l’eccellente letterato Lorenzo Angelini. Il pittore Lorenzo Ruffini ha lasciato le sue opere nelle chiese locali. Infine, il progetto zenone ha permesso lo sviluppo di una rete di sentieri che attraversano la campagna,
Lapedona, un piccolo comune nella provincia di Fermo, vanta un ricco patrimonio storico e culturale che risale al periodo medievale e romano. Il territorio di Lapedona, situato tra la città di Fermo e il fiume Aso, ospitava antiche ville rustiche romane e un cippo funerario dell’ottoviro Tito Accaio Filadelfo, testimoniando l’intensa attività della zona in epoca romana.
Durante l’alto medioevo, i Longobardi e i monaci di Fonte Avellana fondarono diversi castelli lungo le strade che collegavano Fermo ai centri del Piceno meridionale. Nel XIII secolo, gli abitanti si trasferirono per motivi di sicurezza su un’altura vicina a uno di questi castelli, Pedona, da cui prese il nome il nuovo paese di Lapedona. Di questi antichi castelli sopravvivono oggi tre chiese romaniche: San Quirico, San Pietro e Santa Maria di Manù, oltre ai resti di San Martino e Santa Maria di Saltareccio.
Lapedona fu fortificata con mura e due porte d’accesso, Porta Marina e Porta da Sole, e una torre d’avvistamento. All’interno delle mura furono costruite quattro chiese, mantenendo i culti delle chiese abbandonate in campagna. La chiesa Parrocchiale di San Quirico rimase la principale.
Sotto la giurisdizione di Fermo dal 1214, Lapedona era governata da un vicario e quattro massari eletti dai capifamiglia. Nonostante fosse soggetta alle leggi di Fermo, godeva di una certa autonomia amministrativa. L’economia era basata sull’agricoltura, praticata dal 70% degli abitanti. Nel XVII e XVIII secolo, la proprietà terriera passò a enti ecclesiastici e nobili di Fermo, e si diffuse la mezzadria.
Lapedona curò l’arte e la cultura nonostante la sua piccola popolazione. Diede i natali a religiosi, scienziati come Giovanni Battista Scaramuccia e Temistocle Calzecchi Onesti, e artisti come il pittore Tobia Paoloni.
Tra le attrazioni da visitare ci sono l’Archivio Storico, Porta Marina con il suo arco gotico, il Palazzo Comunale del XVI secolo che ospita opere d’arte significative, e diverse chiese di valore storico e artistico, tra cui la chiesa romanica di San Quirico e la chiesa dei SS. Giacomo e Quirico, con opere d’arte risalenti al Quattrocento. La chiesa della Madonna degli Angeli nel borgo castellano e la chiesa di San Nicolò, di fronte al Palazzo Comunale, sono anch’esse degne di nota, così come la chiesa di San Lorenzo e la chiesa romanica di Madonna Manù, con affreschi quattrocenteschi. Infine, la chiesa romanica di San Pietro al Cimitero, coeva a quella di San Quirico, completa il quadro delle ricchezze storiche di Lapedona.